Il tema della sanificazione a scuola è nevralgico, nonché oggetto di dubbi e accese discussioni. Non c’è di cui stupirsi, visti i tempi che corrono: l’epidemia morde forte in Italia, e le scuola spesso sono additate come centri del contagio, a prescindere dai reali rischi che la frequentazione delle strutture scolastiche comporta.
In questo articolo offriamo una panoramica sull’argomento sanificazione a scuola, parlando degli eventi che portano alla necessità di sanificare. Approfondiremo soprattutto i tempi e i modi con cui avviene la sanificazione.
La scuola sotto la lente di ingrandimento
Come già accennato, la scuola è sotto la lente di ingrandimento. Molti infatti credono che sia uno dei centri di contagio. L’opinione pubblica, dunque, è spaccata in due. Da un lato, chi vuole che le scuole rimangano aperte più a lungo possibile, anche per non causare danni ai genitori, che spesso lavorano entrambi. Dall’altro lato, chi vuole che le scuole vengano chiuse al primo accenno di ripresa del contagio.
In realtà, recenti indagini rivelano che la frequentazione delle struttura scolastiche di per sé non favorisce particolarmente il contagio. O, almeno, lo favorisce in una misura minore rispetto a tanti altri contesti.
D’altronde, i protocolli sono chiari e anche stringenti, sia per quanto riguarda l’uso dei dispositivi di protezione sia per quanto concerne le norme di distanziamento sociale. Non che questi studi abbiamo messo fine alla polemica, anche perché non assolvono in alcun modo le situazioni che gravitano attorno alla scuola: l’uso dei mezzi per giungere alle strutture, le occasioni di socialità immediatamente precedenti e immediatamente successive alle lezioni etc.
Soggetto positivo a scuola: che succede?
Dunque, non è affatto raro che si debba procedere con attività di protezione post-contagio, ovvero quando si scopre la positività di un soggetto.
Cosa accade in questo caso? Ebbene, per rispondere a questa domanda è necessario operare un discrimine tra quattro scenari.
- Alunno che avverte i sintomi durante l’orario scolastico. Ovvero lo studente avverte febbre, tosse, dolori articoli e altri sintomi ricondicibili alla Covid-18 mentre è a scuola.
- Alunno che avverte i sintomi a casa. Ovvero quando lo studente avverte questi sintomi quando è a casa e, di conseguenza, si assenta da scuola.
- Operatore scolastico che avverte i sintomi durante l’orario scolastico. Idem come sopra, ma relativamente ai professori, al personale ATA etc.
- Operatore scolastico che avverte i sintomi a casa. Idem come sopra, e relativamente alle misure appena menzionate.
Procediamo con ordine.
Nel primo e nel terzo caso, il soggetto deve isolarsi immediatamente e tornare a casa. Successivamente, deve sospendere la frequentazione. Insomma, non deve andare a scuola, anche se è in attesa del tampone. Se il tampone dà esito positivo, la classe (o le classi, in caso di operatore scolastico) va in quarantena fiduciaria e vengono avviate le attività di contact tracing.
Se i tamponi risultano negativi, gli alunni possono tornare in classe. Se non è stato possibile eseguire i tamponi, eventualità tutt’altro che rara se il contagio è elevato, la quarantena termina per ognuno dieci giorni dopo la fine dei sintomi, previo ok del medico di base. Ovviamente, la struttura scolastica è soggetta a sanificazione nelle sue parti interessate.
Nel secondo e nel quarto caso, la questione è più complessa. Infatti, occorre procedere con un discrimine circa le tempistiche, e rispondere alla domanda: da quanto tempo l’alunno o l’operatore rivelatosi poi positivo manca da scuola? Se manca da più di sette giorni dalla comparsa dei sintomi, non accade nulla. Se manca da meno di sette giorni, è necessario procedere con la sanificazione della struttura scolastica, oltre che con le attività di contact tracing/quarantena fiducia appena menzionate.
Come potete notare, i casi in cui la sanificazione si rende obbligatoria sono ben disciplinati e circoscritti, ma anche numerosi. Stesso discorso per mosse di prevenzione. Da qui, un effetto collaterale molto preoccupante (ma secondo ai rischi legati alla salute, sia chiaro): la perdita di giorni di scuola da parte degli alunni.
Sanificazione a scuola: modi e tempi
Come avviene la sanificazione? Chi la effettua? In che tempi?
Per quanto concerne il come e il chi, spesso studenti, operatori scolastici e famiglie nutrono falsi convinzioni. Molti, per esempio, credono che la sanificazione debba essere realizzata dal personale ATA, equiparandola di fatto a una pulizia ordinaria un pelo più complessa e approfondita.
Le cose stanno diversamente. La sanificazione, così come la disinfezione e l’igienizzazione sono attività diverse dalla normale pulizia. Il loro scopo non è eliminare lo sporco, bensì abbattere la carica patogena dei microbi, categoria a cui viene ascritto il coronavirus.
Dunque, la sanificazione non può essere in alcun modo effettuata dal personale ATA, ovvero da coloro che un tempo venivano chiamati bidelli. E non sarebbe nemmeno giusto, visti i rischi che correrebbero. La dirigenza scolastica, dunque, deve rivolgersi necessariamente alle ditte specializzate. Esse sono in possesso di strumenti specifici, sono in grado di mettere in campo tecniche ad hoc, soprattutto sono dotate di adeguati dispositivi di protezione.
A quale ditta rivolgersi? Il consiglio è optare per servizi nati appositamente per risolvere i problemi legati all’epidemia di coronavirus.
Come il servizio di sanificazione di EdiliziAcrobatica, per esempio.
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Dunque, se cercate una ditta di sanificazione per garantire il massimo grado di protezione a studenti e operatori, rivolgetevi a EdiliziAcrobatica.